Da bambino ho sempre desiderato avere una mia attività, un mio lavoro. In particolare ricordo che avrei voluto fare il muratore, costruire case. Ogni gru mi appassionava. All’età di otto anni avevo un cantiere a fianco casa e il sabato e la domenica, di nascosto da mia madre, entravo per andare a giocare al muratore. Purtroppo un week end mi feci piuttosto male e così, oltre al male della ferita, presi il resto quando tornai a casa.
Col tempo la voglia di intraprendere la carriera del muratore si è convertita nella volontà di svolgere la professione di geometra e a 14 anni mi iscrissi all’istituto tecnico per geometri di Mantova. Tra la quarta e la quinta iniziò a maturare la voglia di trovare un’ arte che fosse utile, non solo a me per poter lavorare, ma anche agli altri, oggi potrei dire a mia figlia. Era il periodo in cui regnava ancora la fantasia, in cui il mondo del lavoro era ancora abbastanza lontano, il periodo in cui era consentito sognare. Mi avvicinai ai problemi ambientali e, ottenuto il diploma, quasi per scherzo e per sfida, mi iscrissi alla facoltà di ingegneria presso l’Università degli Studi di Pavia. A breve si sviluppò la voglia di operare per la salvaguardia del bene più prezioso per l’umanità: l’acqua. Più passavano gli esami e più cresceva questa volontà. Così, lo studio per la passione dei problemi mi ha consentito di raggiungere il primo traguardo importante. Passione che mi ha permesso di vivere con soddisfazione anche i successivi 18 anni presso importanti aziende di impiantisti che operano nello specifico settore.
Ottenuta la laurea ho svolto il servizio di obiezione di coscienza e, prima della sua fine, iniziai ad inviare curriculum. A questo punto, penso intervenne la fortuna. In 15 giorni ricevetti due proposte, una presso un’importante azienda che opera nel settore del legno a livello internazionale, l’altra presso un’azienda locale che operava nel campo del trattamento delle acque reflue. Mio padre si informò circa la solidità delle due aziende, l’operatività e su quelle che sarebbero potute essere le mie prospettive di crescita. Insomma l’azienda del legno vinceva tre a zero. Nonostante questo, il primo lunedì utile, terminato il servizio civile, ero nella mia postazione presso l’Eurodepuratori S.p.A. di San Giacomo delle Segnate (MN).
L’attività lavorativa inizia come computista, analizzando e valutando economicamente i progetti per gli appalti a cui l’azienda voleva partecipare. Pian piano cominciarono a farmi svolgere qualche piccolo dimensionamento per delle attività industriali, sino ad incaricarmi del coordinamento per il servizio gestione impianti. Dopo tre anni fui contattato da S.A.G.I.DEP. s.r.l., un’azienda del settore in costante e continua crescita. Passato un breve periodo di inserimento mi diedero l’incarico di responsabile dell’ufficio tecnico con particolare riguardo ai processi di trattamento e stesura dei progetti base a servizio dell’intera struttura commerciale della società. Inizialmente mi sentii un po’ snobbato poiché l’ufficio era composto da me e da un’altra persona part-time. Nel giro di cinque anni, grazie alla continua crescita aziendale e alla fiducia datami dall’imprenditore dell’azienda, il mio ufficio è arrivato a 11 persone.
In seguito all’esperienza S.A.G.I.DEP. ho lavorato per un paio d’anni per la società STA s.r.l. per poi essere richiesto da Veolia Water Technologies in cui ho trascorso gli ultimi 3 anni e mezzo come dipendente e responsabile dell’ufficio tecnico della divisione Services.
Nel 2016 è iniziata questa avventura, l’avventura dello studio ABM. So che mia figlia non farà mai il mio lavoro, ma la speranza del papà è quella, non credo per il tipo di lavoro, quanto per poterla tenere vicino anche in futuro. Spero quindi che, quella M finale, un giorno possa concretizzarsi. In fondo non c’è nessuna regola che impedisca di sognare anche a 43 anni.